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Il #ILoveNice, simbolo della Nizza-parco divertimenti, attira influencer con i suoi selfie. Ma dove finisce l’anima vera della città? Tra filtri Instagram e cucina locale dimenticata, la Disneylandizzazione avanza.
Nizza, roccaforte storica della destra, oggi è in fermento. «Non saranno tre giudici a decidere le presidenziali», ribatte Kandel ai militanti scesi in piazza.
Parigi e Roma si accusano a vicenda del ritardo. Salvini promette, Tabarot resiste, i sindaci perdono la pazienza. ‘Le parole non bastano più’, tuona Philippe Tabarot. Intanto, il cantiere è fermo. Solo il treno storico del 6 luglio dà l’illusione del movimento.
Luglio 1892: il consiglio municipale approva un monumento per l’annessione del 1793. Ma l’inaugurazione avverrà solo nel 1896. Questo ritardo tradisce le reticenze verso questa commemorazione rivoluzionaria.
Vittorio Emanuele II, re soldato dal carattere impetuoso, conquistò la regina Vittoria con il suo parlare schietto e il suo coraggio. Eppure, con Napoleone III, si mostrò provocatorio, arrivando a definire l’imperatore una “carogna”. Uomo di contrasti, fu insieme seduttore e stratega.
A Nizza, il Varo segnava un confine brutale: da un lato, la Francia; dall’altro, il Regno di Sardegna. Le dogane, privatizzate nel XVIII secolo, opprimevano mercanti e abitanti, alimentando un contrabbando audace. Di fronte alle tasse abusive, i Nizzardi hanno resistito, trasformando la loro città in un simbolo di rivolta economica.
