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Nizza, 1890: la xenofobia anti-italiana avvelena la città. Giornali e risse di confine rivelano un’identità nizzarda divisa tra due paesi. La storia, qui, è una cicatrice ancora aperta.
Luglio 1892: il consiglio municipale approva un monumento per l’annessione del 1793. Ma l’inaugurazione avverrà solo nel 1896. Questo ritardo tradisce le reticenze verso questa commemorazione rivoluzionaria.
Vittorio Emanuele II, re soldato dal carattere impetuoso, conquistò la regina Vittoria con il suo parlare schietto e il suo coraggio. Eppure, con Napoleone III, si mostrò provocatorio, arrivando a definire l’imperatore una “carogna”. Uomo di contrasti, fu insieme seduttore e stratega.
A Nizza, il Varo segnava un confine brutale: da un lato, la Francia; dall’altro, il Regno di Sardegna. Le dogane, privatizzate nel XVIII secolo, opprimevano mercanti e abitanti, alimentando un contrabbando audace. Di fronte alle tasse abusive, i Nizzardi hanno resistito, trasformando la loro città in un simbolo di rivolta economica.
Arroccati sul Colle di Tenda da due secoli, i forti sorvegliano la valle, muti testimoni dei conflitti italo-francesi. Le loro pietre erose raccontano frontiere mobili e strategie militari. Custodi di un’austera bellezza, dominano una terra di nessuno tra due nazioni ed epoche.
I testimoni raccontano: “Le mine esplodono con un rumore terribile, i muri crollano, le strade sono piene di morti”. Nizza, un tempo fortezza, è ridotta in macerie. Una distruzione che segnerà una svolta nella storia della città.
