Si pensa talvolta che Nizza sia sempre stata di spirito francese, con La Marsigliese come inno fin dalla Rivoluzione francese. Tuttavia, prima della cessione di Nizza alla Francia nel 1860, e dal 1834, un altro inno risuonava nella città: la Marcia Reale, simbolo dell’unità reale dei territori che andavano dalla Savoia alla Sardegna.
Il compositore della Marcia Reale, Giuseppe Gabetti (1796-1862), originario di Torino, era il capo della banda musicale della brigata di Savoia. Entrò nella storia nel 1833, quando il colonnello Ettore de Sonnaz gli ordinò, su disposizione del re, di creare una nuova marcia d’ordinanza per l’esercito. Questa iniziativa proveniva dal giovane re Carlo Alberto di Savoia, che desiderava segnare chiaramente la rottura con il regno di Carlo Felice, re della Restaurazione. Era un segnale che bisognava dare, per mostrare che i tempi stavano cambiando, e la musica poteva svolgere un ruolo importante in questo cambiamento.

Nel 1834, Gabetti portò a Torino due marce che aveva composto. Furono eseguite alla presenza dei sovrani. Carlo Alberto, forse influenzato dalla regina Maria Teresa, scelse la più marziale, degna, secondo lui, di un inno sabaudo. Ma questa marcia era in realtà quella che piaceva di meno al suo autore. La Marcia Reale fu eseguita per la prima volta nel campo del Corpo d’Armata di San Maurizio Canavese, e il 2 agosto 1834 fu ufficialmente pubblicata nelle Regie Determinazioni (Determinazioni Reali), accompagnata dall’ordine del ministro della Guerra, Pes di Villamarina: “Che d’ora in poi, ogni volta che le truppe sfilino in parata, come altresì nelle riviste e simili, le musiche debbano suonare siffatta marcia di ordinanza””.
La Marcia Reale ha un ritmo sostenuto, con circa 120 battiti al minuto. Come è stato detto in precedenza, non ha ufficialmente alcun testo.
Tuttavia, nonostante l’assenza di un testo ufficiale, nel tempo sono stati fatti diversi tentativi per aggiungerne uno. La struttura musicale, essendo poco adatta al canto, ha però reso questa impresa particolarmente difficile. Per molte decine di anni, è stato complesso applicare un testo che potesse armonizzarsi con la melodia, a causa delle restrizioni imposte dal ritmo e dalla cadenza della marcia. Nonostante ciò, si possono trovare tentativi non ufficiali, talvolta difficili da attribuire, che cercano di colmare questo vuoto. Ecco un esempio di uno di questi tentativi:
| 🇮🇹 Estratto in italiano | 🇫🇷 Estratto in francese |
| Evviva il Re! Evviva il Re! Evviva il Re! Chinate, oh reggimenti, le Bandiere al nostro Re, la gloria e la fortuna dell’Italia con Lui è. Chinate, oh reggimenti, le Bandiere al nostro Re, bei fanti di Savoia gridate «Evviva il Re!». | Vive le Roi ! Vive le Roi ! Vive le Roi ! Abaissez, oh régiments, les drapeaux devant notre Roi, la gloire et la chance de l’Italie est avec lui. Abaissez, oh régiments, les drapeaux devant notre Roi, beaux enfants de Savoie criez « Vive le Roi ! ». |
Con l’Unità d’Italia, l’inno di Gabetti divenne l’inno nazionale ufficiale italiano. Successivamente, sotto il regime fascista, fu ridotto a poche battute per essere accompagnato dal brano Giovinezza, imposto da Mussolini. Dopo l’8 settembre 1943, per ridurre l’influenza della monarchia, il governo Badoglio sostituì la Marcia Reale con La Leggenda del Piave.
La Marcia Reale, come già accennato, fu l’inno ufficiale del Regno di Sardegna dal 1834 al 1861 e d’Italia dal 1861 fino al 1946, anno che segnò la caduta della Monarchia e l’avvento della Repubblica. Con la Repubblica, fu adottato un nuovo inno: il Canto degli Italiani (o Fratelli d’Italia). Tuttavia, questo inno fu ufficialmente adottato come tale solo il 4 dicembre 2017, dopo decenni di utilizzo informale.
Oggi, la Marcia Reale continua a risuonare in alcuni circoli monarchici, in particolare quelli legati alla famiglia reale di Savoia, e durante ricostruzioni storiche, sia in Italia che all’estero. Rimane quindi un simbolo della monarchia e della nostalgia per la vecchia regalità.

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