Commemorazioni dell’11 novembre: cerimonie francesi e monumenti ai caduti italiani

Monument aux morts italiens pavoisé aux drapeaux français dans la commune de La Brigue / Monumento ai caduti italiani ornato con bandiere francesi nel comune di La Brigue

La questione si pone con forza, tanto appare anacronistica. Mentre la Grande Guerra finiva per l’Italia il 4 novembre 1918 — una data segnata dall’armistizio di Villa Giusti e celebrata in Italia come la vittoria sull’Impero austro-ungarico — è sorprendente constatare che oggi, in alcuni comuni della valle della Roya, territorio divenuto in gran parte francese il 16 settembre 1947, i rappresentanti locali depongono corone di fiori blu, bianchi e rossi su monumenti ai caduti italiani commemorando l’armistizio dell’11 novembre 1918. Questa commemorazione sottolinea una doppia memoria storica, dove si mescolano gli echi del passato italiano della valle e la sua integrazione nella storia nazionale francese, offrendo una prospettiva complessa sull’identità e la memoria collettiva di questa regione di confine. Infatti, se si visita i comuni di Tenda, Briga, o le frazioni di Breil: Piena e Libri, si può osservare che ancora oggi sono presenti i monumenti eretti dagli italiani in onore degli abitanti morti sotto l’artiglieria nemica della Triplice Alleanza al fianco dei francesi e degli inglesi.

Il post su Facebook del comune di Tenda in vista delle celebrazioni dell’11 novembre

Sebbene queste celebrazioni possano sembrare legittime nell’insieme dei vecchi territori della Contea di Nizza, mi sembra paradossale che abbiano luogo nei territori ceduti alla Francia nel 1947. In uno spirito di unità, nonostante i giorni che separano il 4 dall’11 novembre, l’unità ‘maralpino-ligure-piemontese’ potrebbe immaginare celebrazioni più inclusive, onorando senza distinzione tutte le vittime, sapendo che le due nazioni, in quel tempo di guerra, combattevano fianco a fianco. Quando una corona di fiori con i colori francesi viene deposta davanti a un monumento dedicato ai soldati italiani morti alle frontiere dell’Italia, si rischia di confondere il ricordo dei loro sacrifici, facendo apparire come se fossero morti sotto la bandiera della “Madre Patria” francese, anziché come cittadini italiani.

Nel programma dell’11 novembre del comune di Breil, sono state tenute cerimonie nei borghi di Libri e Piena (borghi che appartenevano precedentemente al comune di Olivetta San Michele).

Non si tratta di mettere in discussione il passato né di alimentare illusioni sul ritorno dei vecchi territori all’Italia. Tuttavia, in uno slancio di giustizia e di profonda riconoscenza, è essenziale dare al passato il posto che gli spetta, ornando con i colori di questi soldati e raccontando la loro storia, incisa nella pietra. È così che, attraverso il prisma delle vite intrecciate dei nostri popoli, possiamo accogliere questo patrimonio comune e la ricchezza culturale che ha generato, e che ci illumina ancora oggi.

In conclusione, sarebbe giunto il momento di inscrivere queste celebrazioni in un vero contesto europeo, dove le istituzioni, da entrambi i lati della frontiera, si riunirebbero per deporre insieme una corona di fiori su veri monumenti che non siano quelli che sono stati francesizzati dopo l’annessione (ex Tenda). Per fare ciò, bisognerebbe che venisse messo in discussione il processo in corso di francesizzazione di questi territori che oggi sfoggiano una “francesità” le cui radici, però, sono appena giovani germogli. Affronteremmo così un gesto simbolico che segnerebbe un profondo ritorno, rendendo omaggio a un passato condiviso, in uno spirito di riconciliazione e memoria comune.